27 novembre 2006

Il Mito dell'Eurabia

C'è un interessante articolo del New York Post sul mito dell'Eurabia che tanti profeti di sventura stanno propagandando in questi anni. Personalmente concordo con l'autore, che gli islamici prendano il potere in Europa Occidentale è improbabile. Non appena la classe dirigente europea e la popolazione europea si sentiranno minacciati dai mussulmani, è più che probabile che vengano espulsi in massa (quelli fortunati).

E gli estremisti xenofobi non hanno neanche la necessità di fare propaganda per denigrare i mussulmani, basta il lavoro degli estremisti islamici a dare loro tutte le munizioni di cui hanno bisogno.

D'altro canto, in altre parti del mondo, pare che stia iniziando una reazione organizzata e massiccia contro l'Islam, che porterà la sfida direttamente nel cuore dell'Islam:

1) Negli USA sta nascendo un movimento anti-islamico, che vuole imitare il movimento anti-comunista degli anni tra il 1950 e il 1990, che tanto successo ha avuto e che fu una delle cause della caduta dell'impero sovietico.

2) Dalla Cina sta già muovendosi il più inaspettato degli aiuti ( missionari cristiani per predicare il vangelo lungo tutta la strada dalla Cina fino a Gerusalemme), se si tiene in mente che i cristiani in Cina sono una minoranza perseguitata che conta solo 100 milioni di fedeli.

3) Dalla Nigeria (il più popoloso dei paesi africani e uno dei più popolosi paesi islamici), le chiese cristiane vogliono imitare i loro fratelli cinesi nello stesso modo, mandando missionari per evangelizzare il nord della Nigeria e tutto il nord Africa fino a Gerusalemme.

Un sandwitch sino-africano, con l'Arabia nel mezzo.

Interessante questa parte di una email di aggiornamento del RTJ (Return To Jerusalem) Project:

God first gave the vision to the Chinese Church to take the Gospel ‘Back to Jerusalem’ in the 1940s. Now, there is exciting news to report as Christians in other parts of the world have grabbed the same vision and are making plans to send thousands of missionaries and evangelists from their nations also back to Jerusalem, where the Gospel first started. The Korean churches share in this great call to complete the Great Commission, believers in Taiwan have launched what they call ‘Taiwan to Jerusalem,’ a growing movement in Mozambique and other parts of southern Africa are mobilizing workers to take Christ’s love and power northward through Africa ‘back to Jerusalem,’ and now the strong and large Church in Nigeria, West Africa, has announced their intention to launch ‘Operation Samaria’ - to send 50,000 missionaries through the Islamic nations of North Africa, all the way back to Jerusalem! This path will take them through many of the most unevangelized places on the earth, such as Morocco, Algeria, Tunisia, Libya, Niger, Chad, Mali, Sudan, and Egypt.

Dopo tutto, la situazione non è così brutta come sembra.

26 novembre 2006

Un terzo degli ingegneri del MIT lavora a problemi di biologia.

Non è una brutta notizia.
Questo però comporta il problema di far comunicare i biologi con gli ingegneri, data la differenza di interessi e linguaggio.
Gli ingegneri si interessano più del "come", i biologi più del "che cosa". I primi lavorano e pensano in termini matematici astratti, mentre i biologi no.

Il fatto che questi due campi siano entrati in contatto in modo così massiccio significa che ci sono ottime speranze che si facciano grandi progressi in avanti nei prossimi anni. Capita spesso che un problema difficile in un campo abbia già trovato soluzione in un'altro.

25 novembre 2006

Jihadisti e puttane

 O di come si possa misurare il fallimento di un gruppo sociale dalla percentuale delle sue donne che sono in vendita

Jihadis and whores di Spengler discute, come in altri articoli precedenti, come la demografia del mondo islamico e dell'Iran in particolare sia in una situazione catastrofica.

Ad esempio, questo grafico mostra le previsioni demografiche dell'ONU perl'Iran nel 2050.

Assomiglia, come si può vedere, alla nostra situazione, solo che lo sviluppo economico dell'Iran è sempre più legato al petrolio che finirà presto o tardi.

La situazione economica è tanto brutta oggi che le donne iraniane non solo hanno praticamente smesso di fare figli, ma hanno anche cominciato a praticare la prostituzione in massa, sia in Iran (nei modi permessi dall'Islam e in altri non permessi) che in altri paesi, sia islamici che europei. In una massa tale che le prostitute iraniane sono il 10-15% in Italia, Germania e Olanda.

Il tempo corre e non esattamente a favore degli islamici. Gli iraniani, essendo i più civilizzati se ne sono accorti prima. Ma anche gli altri se ne stanno accorgendo (vedasi la caduta verticale del numero di figli per donna in paesi come l'Arabia Saudita negli ultimi 30 anni - da 7 a 3,2, con uno sbilanciamento del rapporto maschi/femmine in età riproduttiva di 4/3). Per gli islamisti questa è l'ultima possibilità di sopravvivere, distruggendo la civiltà occidentale. La stessa storia vista con i comunisti dell'Est, che però erano un po' più razionali e non credevano nel paradiso in cielo.

I Cheyenne hanno un proverbio che dice: "Una nazione non è mai conquistata fino a che i cuori delle sue donne non sono a terra".

Alcuni critici hanno contestato questa interpretazione, ma io non credo che sia di molto fuori dal bersaglio. Non è solo il numero di prostitute, ma anche il fatto che vadano a prostituirsi all'estero. Ma anche il numero di ragazza afghane che si bruciano pee evitare un matrimonio che non desiderano.

COme disse in passato Komehini, gli USA sono il Grande Satana, e sono l'incarnazione della società occidentale, con la sua capacità di tentazione quasi illimitata. Siamo troppo militarmnte potenti per sterminarli militarmente, dato che non sono una reale minaccia, e siamo troppo culturalmente potenti per lasciare loro lo spazio necessario a sopravvivere. Perché non esiste più una separazione che permetta loro di sopravvivere. Così come la tenebra non può resistere alla luce di una candela, se non c'è qualche cosa che impedisca alla luce di diffondersi.

Produzione petrolifera iraniana in calo

E non perché calano i prezzi, ma perché scompaiono gli investitori.

Sembra che dopo la dipartita dei giapponesi, dissuasi anche dalle pressioni USA, anche i cinesi stiano riconsiderando l'opportunità e la convenienza di investire nel settore petrolifero iraniano.

 A quanto pare, il petrolio di Azadegan è ben poco interessante per icinesi, dato che è petrolio "pesante" e "amaro", quindi non raffinabile dalle raffinerie cinesi che sono per lo più progettate per raffinare petrolio "leggero" e "dolce". I cinesi mancano sia del know-how per quelle raffinerie (una è in costruzione in Cina da parte di una compagnia occidentale), che dell'interesse di mettersi contro gli USA sulla questione.

Gli unici che hanno il know-how e gli impianti per raffinare quel tipo di petrolio sono gli europei, gli USA, il Giappone. Gli stessi con cui l'Iran si è messo in totta di collisione politica e militare, oltre che economica. Se si calcola che la diminuzione del prezzo del petrolio è stata del 25% e quella della produzione del 15%, si vede che, come minimo, le entrate petrolifere dell'Iran sono dimnuite del 30-35%.

Ovviamente, i contratti di fornitura di greggio rendono un po' più stabili i flussi di cassa per l'Iran, ma significano anche che i prezzi non sono stati così lucrativi come si poteva pensare. Dato che, però, il petrolio sta diventando l'unica fonte di finanziamento dell'economia iraniana, il governo iraniano sta diventando sempre più esposto alle fluttuazioni del merato petrolifero mondiale.

In queste condizioni, la stabilità del regime viene facilmente compromessa da una instabilità dei mercati energetici, dato che produce un aumento dei costi (in caso di prezzi in salita) e una diminuzione dei margini di vendita (in caso di prezzi in discesa). Dopo tutto, un regime è stabile fino a che riesce a riempire la pancia dei suoi fedeli e a tenere sottomessi gli altri. Senza la prima condizione, la seconda è impossibile. E il sostegno a Siria, Hezbollah, guerriglia irachena, le spese per manetenere i Pasdaran e i Basiji non aiutano certo a far quadrare i conti.

21 novembre 2006

Effetti della Globalizzazione NeoLiberale

In questo articolo della P2P Fundation si discute degli effetti della Globalizzazione NeoLiberale.

L'articolo è interessante e vale la pena di essere letto, ma colpisce come alcune affermazioni siano in stridente contrasto con quello che viene pubblicato da SlashDot.

In breve sull'articolo di P2P Foundation si accusa la globalizzazione di essere la causa dei crescenti guadagni della classe imprenditoriale o almeno del management delle grosse compagnie multinazionali, in quanto permette loro di spostare la produzione di beni e servizi in qualsiasi luogo della Terra dove vi sia offerta di manodopera a basso costo e di usare questa possibilità come minaccia per mantenere bassi i salari che il mercato richiede.

In gran parte questo è vero, ma solo fino ad un certo punto.

Infatti, come pubblica Slashdot in questi giorni, ma come era gia stato detto da Bill Gates numerose volte ed era osservabile fin dall'inizio, la possibilità dei mercati emergenti (Russia, Cina, India, e altri) di fornire i lavoratori a elevato valore aggiunto richiesti dal mercato globale è limitata, tanto che l'outsourcing dei lavori dell' IT verso l'India ha già rallentato fino a quasi fermarsi in quanto le aziende USA non trovano più lavoratori con i requisiti necessari per essere impiegati in posizioni elevate.

Semplicemente, il passaggio da una economia di sussistenza agricola e di pianificazione statale ad una industrializzata e post-industriale non è ne semplice ne facile per nessuno in quanto vi sono parecchi problemi da risolvere:

1) Implica un periodo di adattamento della popolazione, che deve selezionare gli individui con i giusti tratti genetici che la rendano adatta ad una vita produttiva in città, con orari di lavoro organizzati secondo tabelle precise; questo implica che moltissima gente che poteva vivere e sopravvivere in campagna lavorando la terra con una produttività di sussistenza, ma non è in grado di adattarsi ai ritmi cittadini, alla vicinanza con così tanti individui sconosciuti, etc.,  non sarà in grado di riprodursi e sarà sostituita dai discendenti di chi sarà in grado di adattarsi e prosperare.

2) Dato che le economie emergenti stanno "emergendo", esse richiedono una grande quantità di investimenti per costruire le infrastrutture necessarie a permettere di lavorare in modo proficuo, come complessi di appartamenti nelle città, acquedotti, fogne, strade, linee elettriche, centrali elettriche, distributori di benzina (o altro carburante), complessi commerciali, nuovi impianti industriali, strutture sanitarie, scuole, strutture finanziarie, etc. Questo rimplica che una parte non trascurabile dei lavoratori a maggior valore aggiunto (ingegneri, scienziati, medici, economisti, etc.) deve essere dedicata a costruire l'infrastruttura e a mantenerla, e quindi non può dedicarsi a "portare via il lavoro" ai suoi corrispettivi occidentali.

3) In Cina la costruzione di così tante fabbriche dedicate all'esportazione, il boom edilizio e lo sviluppo del paese hanno in pratica esaurito la disponibilità di manodopera sia specializzata che di quella non specializzata (e forse è per questo che l'IT è andato in India invece che in Cina); tanto che i salari reali stanno crescendo a ritmi pari a quelli della crescita dell'economia cinese (intorno al 10% annuo) e alcune aziende stanno già spostando gli investimenti in paesi con manodopera meno cara, come il Viet-nam e la Cambogia.

4) Dalla Russia non mi aspetto molti problemi di concorrenza; in primo luogo sta venedo colpita da quella che si può chiamare la "maledizione del petrolio" (un paese esportatore di petrolio, che lo usa come prima risorsa finanziaria, corre perennemente il rischio di essere preda di un regime autoritario, in quanto il potere economico dato dal petrolio permette a chi governa di controllare la popolazione senza subire effetti economici diretti - il paese può finire economicamente in rovina, ma l'élite al potere ha i mezzi per rimanervici). Inoltre, sta subendo una contrazione demografica molto grave (con caduta della aspettativa di vita media, in particolare degli uomini), che non promette bene per il futuro.

5) Tutti i paesi emergenti devono costruire le istituzioni formali ed informali che devono gestire la società che stanno costruendo. Si può costruire una serie di fabbriche, ma il sistema bancario che fa circolare il denaro, gestisce i profitti prodotti dalle industrie, i risparmi della gente comune, concede prestiti ed investe in nuove imprese, non si improvvisa in pochi anni o anche in un decennio o due. Infatti, il Giappone, che si sta integrando ormai da 60 anni nel sistema economico occidentale, ha avuto gravi problemi con il suo sistema politico e bancario negli anni 1990-2000. Lo stesso è vero per la Cina, dove il rispetto della legge da parte delle élite al potere è molto scarso, e c'è una grande quantità di crediti inesigibili che sarà difficile ammortizzare. Questo rende difficile il tipo di sviluppo economico post-industriale, e blocca la Cina ad un modello industriale datato, ma gestibile dal potere politico.

6) Dei tre principali paesi dalle economie emergenti interessati dalla globalizzazione, la Russia soffre di mancanza di democrazia, sia politica che economica, e le infrastrutture industriali sono ancora in gran parte obsolete (la parte buona del periodo di Yeltis al potere è stata che ha permesso di chiudere una quantità di fabbriche assolutamente antieconomiche da mantenere e quindi rifocalizzare gli investimenti la dove rendono di più). La Cina soffre di mancanza di democrazia e di un enorme numero di contadini da urbanizzare. L'India, unaca tra i tre, ha una democrazia funzionale, nonostante le sue carenza, ma ha un deficit infrastrutturale ancora molto elevato e anche essa ha una grande popolazione contadina da inurbare.

Problemi Occidentali

L'Occidente, in particolare l'Europa, ha subito malamente questa ondata di globalizzazione, perché ha ceduto fin troppo alla seduzione dello stato sociale. In parte questo può essere considerato come conseguenza della Guerra Fredda e degli anni del Terrorismo Rosso in Europa (1970-1985). Si è scelto di allargare i cordoni della borsa pe anestetizzare le tensioni politiche e sociali. Adesso ne paghiamo una parte dei costi e in futuro ne pagheremo altri. L'alto livello di tassazione e l'appiattimento dei rettiti che ne è conseguito ha causato una perdita enorme nella spinta imprenditoriale e quindi nella creazione di nuovi posti di lavoro; molti investimenti sono andati all'estero (anche una differenza del 1% annuo, composta nel tempo fa una bella differenza in 20 o 30 anni); la iperregolamentazione ha fatto si che anche gli imprenditori che volevano continuare ad intraprendere siano stati scoraggiati e intralciati nei loro sforzi, aggravando il problema; e non ultimo, i costi elevati della manodopera hanno mantenuto un livello di disoccupazione elevato, permettendo per lungo tempo di tenere bassi gli stipendi reali e quindi inibendo l'ingresso nel mondo del lavoro di un gran numero di giovani e donne (che avrebbero iniziato dai lavori meno pagati e sarebbero, con il tempo progrediti verso lavori più remunerativi).

Questo ha fatto si che molte fabbriche a basso valore aggiunto fossero esposte alla concorrenza internazionale, che con i suo bassissimo costo della manodopera le ha facilmente spazzate via.

Conclusioni

Il futuro vedrà una Europa (e in parte il Nord America, l'Australia e il Giappone) lottare con l'eccesso di statalismo, per ritornare alle radici liberali che ne hanno decretato il successo. Vedrà anche le potenze economiche in via di sviluppo lottare per sviluppare le infrastrutture sociali, politiche ed economiche necessarie a sostenere lo sviluppo.

Chi vincerà?

Tutti, se si muoveranno verso modelli economici più liberi e meno statalizzati. Nessuno, se prevarranno i protezionismi e gli egoismi statalisti.

23 ottobre 2006

Xprize Wirefly Cup 2006

Lo scorso sabato e domenica si sono svolte le competizioni per l'Xprize Wirefly Cup 2006.

Se ne occupano un articolo di Wired, Nowhere to Go But Up, e uno del Los Angeles Times, Space Elevator Visions Going Up.  

I dettagli possono essere letti su The Space Elevator Blog, nel post Space Elevator Games - no winner this year e su The Space Elevator nel post

Space Elevator Games 2006 Wrap-up by Dr. Brad Edwards.

Sebbene non ci siano vincitori quest'anno, il team USST ha dimostrato di poter sviluppare capacità impressionanti nella gara per il climber, mentre nella gara per il cavo più resistente, i concorrenti sono riusciti a raggiungere i 1661 libbre prima che la macchina che aggiungeva il peso si guastasse.

Entrambi i cavi hanno raggiunto l'80% della resistenza teorica del loro materiale, garantendo che dall'anno prossimo solo nuovi materiali potranno permettere di vincere la gara, uno degli scopi della competizione, infatti è quello di spingere lo sviluppo di nuovi materiali.

Il pubblico era numeroso e molto interessato, con la presenza di numerosi bambini e ragazzi.

L'anno prossimo sarà sicuramente molto interessante, dato che la sfida diventa più difficile e i team più esperti.

16 ottobre 2006

Riserve di grano mondiali ai minimi storici

FT.com / MARKETS / Commodities - Grain stockpiles at lowest for 25 years

Il Financial Times riporta una dichiarazione del Dipartimento dell'Agricoltura USA al riguardo. Le riserve mondiali sarebbero al livello più basso da 25 anni a questa parte. E al Chicago Board and Trade il prezzo è ai massimi degli ultimi 10 anni, con un prezzo di $5.51 per bushel prima della notizia.

Gia questo rappresenta un aumento del prezzo del 18% rispetto ad una settimana prima e del 56% rispetto all'anno scorso.

Le riserve mondiali, invece, sarebbero diminuite del 20% circa nell'ultimo anno.

Se il prossimo raccolto, l'anno prossimo non dovesse migliorare la situzione, ci potrebbeessere la necessità di razionare il cibo in alcuni paesi.

Questo si compone con la veloce crescita della domanda di cereali per la produzione di etanolo da usare come carburante, che potrebbe assorbire tra il 20 e il 25% della produzione di granturco degli USA (che a sua volta sta sostituendo la produzione di grano in quanto più proficua).

Se questo scenario dovesse avverarsi, molti paesi islamici avrebbero problemi economici a pagare per le derrate alimentari che importano (Egitto, Pakistan, Iran, Iraq, Giordania, Siria, tutti gli stati del Golfo Persico e altri ancora), nonostante il caro petrolio.

15 ottobre 2006

2nd Stand-Alone Power Assist Suit

Un esoscheletro, o forse sarebbe meglio chiamarlo power-suit, pensato per applicazioni ospedaliere. 2nd Stand-Alone Power Assist Suit permette di sollevare fino a 90 kg di peso, facendo sentire alla persona che lo indossa un peso di solo 45 kg.

Hat tip: Estropico

Il costo delle ibride è in calo

Financial Times

A quanto pare sia Toyota, con la Prius, che la Honda, hanno intenzione di tagliare il differenziale di prezzo tra le ibride e le auto normali rispettivamente di 1900 e 1700 $ nei prossimi tre anni.

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Hat tip: The Energy Blog: Cost of Hybrids Coming Down

La Resistenza non è inutile

Dave Kopel on School Violence on National Review Online

Questa notizia è interessante, perché mostra come la politica di passività e regressione che tanti danni ha fatto alla società occidentale sta cominciando a dare i suoi primi segni di regressione.

Per chi non legge l'inglese, nel distretto scolastico di Burleson, a Fort Worth in Texas, agli alunni vengono date lezioni su come comportarsi nel caso un uomo armato entri in una classe.

L'insegnante è Robin Browne, un Maggiore nella Riserva dell'Esercito della Gran Bretagna ed uno degli isatruttori per la Response Options, la società incaricata dell'addestramento nelle scuole di Burleson.

Rispetto a quello che veniva insegnato fino a pochi anni fa, le istruzioni e i consigli impartiti sono molto differenti: non fermarsi, non sottomettersi, non nascondersi, fuggire se si ha l'opportunità, attaccare l'aggressore se non si può fuggire.

Una classe di adolescenti, ma anche di bambini delle elementari che non si ferma e non si sottomette, ma invece reagisce scagliando tutto quello che ha sottomano contro l'aggressore, ha molte più possibilità di uscire con un numero di morti e feriti inferiore e probabilmente anche di sottomettere l'aggressore.

Non si tratta di fantasie.

La dove la reazione è stata immediata e violenta, in molti casi ci sono stati pochi se nessun morto e solo alcuni feriti, mentre la dove la reazione è stata di attendere, parlamentare, nascondersi, il numero di morti e feriti è stato molto superiore.

Quando, in Italia, si insegnerà ai bambini e agli adulti che non sono indifesi e incapaci, ma abili e pericolosi?

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Hat tip to: Instapundit.com - , Dr. Helen: Let's Roll , ENCToday.com SayUncle » That’s what I’ll teach my kids Random Jottings: A prophet without honor, except in his own self-estimation... Space For Commerce, by Brian Dunbar: Fighting Back

05 ottobre 2006

Finanziaria 2007

Il decalogo comparso su FINANZIARIA 2007 è sicuramente interessante, ma denota la solita ignoranza italiana delle leggi economiche e del comportamento umano e appare particolarmente populista; analizziamo i vari punti:

1) L'accesso al credito con un fondo pubblico di garanzia non dovrebbe essere disponibile solo ai lavoratori flessibili, ma a tutti i lavoratori a basso reddito (da definire basso). La gestione dovrebbe essere lasciata alle banche, che dovrebbero essere responsabili delle varie insolvenze e solo per quei crediti che servono all'acquisto di beni durevoli (casa, auto, frigoriferi e simili), non certo per finanziare il consumo. Queste cose vanno specificate bene, altrimenti si parte con una idea e si finisce con il risultato opposto.
In questo modo, in particolare per il credito all'edilizia (per la costruzione o l'acquisto di una casa), l'intervento di un fondo pubblico che non ha scopo di lucro diretto, può facilitare l'accesso al credito e permettere all'acquirente di pagare un tasso di interesse molto basso (tendenzialmente solo l'EURIBOR). Questo, nelle condizioni attuali significa che il tasso di interesse da pagare sarebbe inferiore di almeno 1% (dal 4% al 3%, in questo momento, e permetterebbe a molte persone con redditi bassi di comprare una casa o di costruirla accendendo un mutuo (quindi garantito dal valore della casa) di durata o di importo molto inferiore all'attuale. In particolare dovrebbero essere avvantaggiati i richiedenti che prevedono di pagare nel minor tempo possibile il mutuo e non dovrebbero esserci penalità di nessun genere per chi lo volesse pagare anticipatamente.




2) "Il lavoro o la formazione offerta devono essere commisurate al curriculum del lavoratore stesso." Questo è un punto importante. Perché un lavoratore atipico dovrebbe avere il diritto di rifiutare un corso di formazione o un lavoro che non siano commisurati al suo curriculum?
Se il concetto fosse "commisurati alle sue capacità" se ne potrebbe parlare perché, per esempio, non ha senso pretendere di aggiornare un tecnico di laboratorio con un corso pensato esclusivamente per i tecnici di radiologia.
Ma se la tipologia di lavoro che uno possiede è obsoleta e non c'è richiesta, perché dovremmo essere tenuti a pagarlo per mantenersi in una posizione obsoleta e improduttiva?


3) "Banda larga dagli enti locali"
Qui ci si infila nella follia più acuta.
Gli enti locali sono forse mai stati un esempio di gestione oculata e produttiva, pronta ad accettare l'innovazione tecnologica in anticipo rispetto ad altri?
Non mi risulta.
Molto meglio sarebbe eliminare tutte le barriere che impediscono a consorzi di privati di entrare nel mercato della banda larga locale e impediscono a privati di creare reti locali liberamente per utilizzarle oppure per rivendere il servizio ad altri (qui mi riferisco principalmente alle reti wireless tra privati).
Se la gestione fosse demandata agli enti locali, finirebbero per fornire un servizio scadente e obsoleto, magari spendendo il denaro per portare la linea ADSL alla baita di qualche politico o amico del sindaco, invece di costruire una rete wireless che serva una popolazione più ampia; il tutto adducendo scuse tecniche o legali.
Una deregolamentazione intelligente in questo campo aprirebbe la strada alla forza creativa del mercato e il problema si risolverebbe in gran parte da solo.

4) Compensi minimi.
L'idea di regolamentare il compenso minimo degli atipici in relazione al lavoro svolto e a dove lo svolgono è assolutamente fuori dal mondo. L'effetto che otterrebbe è di spingere i sindacati e i gruppi politici a fare delle leggi che impongano minimi elevati (per farsi vedere come difensori dei lavoratori) e questo spingerebbe i lavori a basso valore aggiunto fuori dal mercato.
Il massimo che si può fare è di decidere qual'è la paga oraria minima che deve essere corrisposta dal datore di lavoro, e quel minimo deve essere molto basso, per non incidere sui livelli di occupazione.
Questa proposta non tiene conto che un compenso minimo si traduce nella disoccupazione per tutti quei lavoratori che hanno lavori con una produttività bassa; semplicemente il datore di lavoro smette di avere un interesse economico nel farli lavorare (non guadagna) e quindi ha tre scelte: A) spostare la produzione dove i costi sono inferiori; B) automatizzare la produzione; C) cambiare tipologia di prodotto o servizio.
Una paga oraria bassa permette di assumere anche lavoratori che producono poco (i motivi della scarsa produttività possono essere molti), una paga oraria elevata costringe a licenziarli.
Questo non vale per i dipendenti statali, dato che lo stato può passare il costo dei suoi dipendenti ai contribuenti attraverso tasse, tariffe e altri tipi di estorsione.

6) Questo punto è interessante.Il sostegno ai nuovi nati è una priorità di ogni società che voglia durare (non alle madri - e i padri, invece, contano niente?). Se queste tutele sono giuste e necessarie, dovrebbero essere per tutti e non solo per alcuni sfortunati.
Per prima cosa, il costo delle assenze di maternità dovrebbe essere fatto ricadere direttamente sulla collettività e non sul datore di lavoro (questo eviterebbe che un datore di lavoro trovi conveniente liberarsi delle dipendenti gravide o con figli e sia restio ad assumere donne giovani e senza figli).
In secondo luogo, bisognerebbe incentivare la madri e i padri che lavorano ed hanno figli, con detrazioni molto superiori a quelle che riceverebbero se fossero disoccupati. Sarebbe dannoso creare una classe di proletari che derivano parte o tutto del loro sostentamento dal numero di figli che producono e che, in modo parassitario, si fanno mantenere dalla collettività che magari lavora e non ha i soldi per mettere su famiglia.

8) L'unico modo per calmierare gli affitti è quello di aumentare l'offerta di case in affitto o di case in vendita, di modo da ottenere una diminuzione sostenibile degli affitti e dei prezzi delle case.
Un intervento legislativo servirebbe solo a intralciare il mercato e a far si che qualche fortunato (i soliti) ottenga affitti a prezzo politico e il resto della gente rimanga senza la possibilità di trovare una casa. Limitare artificialmente gli affitti o i prezzi delle case significa che chi affitta non ha interesse ad affittare (perché non guadagna abbastanza per giustificare questa scelta) e anche l'aumento dell'ICI sulle case sfitte significa solo che invece di tenerle sfitte preferiranno venderle. Per non dire che ci sono molti modi per far apparire occupata una casa sfitta e quindi mettersi al riparo dall'aumento dell'ICI.

9) A che serve il " Raddoppio delle borse di studio e degli assegni di ricerca per dottorati e ricercatori."?
Se raddoppiassero i progetti di ricerca, saremmo tutti d'accordo. Ma pagare il doppio di persone sensa sapere prima che cosa faranno mi pare demagogico.
Permettere ad aziende, consorzi di aziende e privati di detrarre dall'imponibile il denaro donato o investito in ricerca sarebbe molto più utile; in particolare se la ricerca viene attuata nelle università. Si creerebbero un sistema che ha l'incentivo a spendere di più in ricerca e sviluppo di tecnologico e scientifico anche per applicazioni pratiche e non solo per qualche vago interesse scientifico astratto (teniamo conto che un ambiente che fa ricerca a breve termine crea la domanda per ricerca a lungo termine, dato che la seconda diventa necessaria per mantenere la prima costantemente attiva e produttiva).

10) Su questo io sarei molto più severo.
Ogni elettore che riceva un compenso dallo stato, cioè dal denaro pubblico che lo stato ricava dalle tasse dei cittadini, non dovrebbe poter votare. Questo eviterebbe che un gruppo di cittadini voti un gruppo politico per ottenerne in cambio sussidi, sovvenzioni e pensioni varie. Il politco che usasse le casse dello stato per beneficiare i suoi elettori perderebbe i voti dei beneficiati e si troverebbe in una situazione peggiore prima.
In breve, il 51% della popolazione potrebbe votare per un governo che passasse una legge che da loro la pensione pagata dal restante 49% della popolazione, ma alla elezione successiva il 49% della popolazione, che a qual punto rappresenta il 100% degli elettori, può votare un governo che tolga la pensione a quel 51% della popolazione, che all'elezione successiva può di nuovo votare.

Ovviamente un singolo dovrebbe mantenere il diritto di rifiutare pensione, sussidi, etc. per mantenere il diritto al voto.

19 settembre 2006

Un motivo in più per spazzarli via dalla faccia della Terra

I terroristi rinchiusi a Guantanamo preferiscono la Pepsi-Cola alla Coca-Cola, come gli elettori della sinistra.
Un'altro motivo esistenziale per vedere il loro genere estinto.

L'insostenibile peso della realtà

O di come il Papa sia un cattolico e il dialogo interreligioso un mezzo e non il fine.
Ma questo la maggioranza dei giornalisti e dei politici non lo può capire .
Il fine dei giornalisti è un monologo continuo, come sono tanto abituati a fare dalle pagine dei giornali; il fine dei politici è una discussione eterna in un comitato, che nulla produrrà di utile, ma che giustifica la loro esistenza.

14 settembre 2006

Una donna adorabile

Da sposare!
Peccato che a trovarne in Italia sia difficile.

Il grande tiro al tacchino talebano

Con riferimento ad un'altra battaglia dove i tacchini avevano gli
occhi a mandorla
e meritavano molta più considerazione.

L'articolo è interessante, ma anche la discussione che ne è seguita:

Intanto un numero interessante da parte di un lettore alla domanda di un'altro:

I've been keeping a running total. Since April 1 (~start of Taliban campaign to force NATO out of Aghanistan) :
Number of coalition deaths due to hostile action (not including accidents) = 79
Number of Taliban killed or captured = between 2350 - 2650


Un rateo di perdite di 79:2500 in meno di sei mesi a favore della NATO (ma dato il ritmo di perdite talebane potrebbero arrivare anche a 3.000 prima della fine del mese).
Un rateo di perdite di 1:30 a favore della Coalizione non è male. E per i Talebani deve essere un dolore atroce.

Tenuto conto che i numero che i talebani stessi danno delle loro forze è di 12.000 (10.000 secondo gli ufficiali NATO).

Questo significa che, tra una cosa e l'altra, tra 1/4 e 1/6 delle forze talebane sono distrutte.
I sopravvissuti avranno molto di cui discutere in nei loro "santuari" in Pakistan, durante l'inverno.

Altra cosa interessante
A little know fact is there are over 1,000 French troops in the region, including special forces units that are hunting al-Qaeda and Taliban fighters in the harsh mountains. Two French soldiers were recently killed fighting the Taliban. The French rarely release numbers of the Taliban and al-Qaeda killed during operations, and the numbers are high. The operations are truly 'dark.'


Quindi, in teoria potremmo essere anche oltre i 3.000, dato che i
francesi sono famosi per non farsi molti problemi in battaglia.
In Africa lo sanno bene.

E qui la parte interessante, da cui si vede che le discussioni in
alcuni blog possono portare spunti e informazioni molto interessanti:

Taliban's STRATEGY for 2006 has been well publicized by them. In 2006 NATO has assumed responsibility for South Afghanistan(troops are mostly Canada, UK , Holland, Australia). The Taliban thinks that the political support for this mission is weak. They think that if they kill sufficient numbers of NATO troops this year, NATO political support will collapse and NATO troops will pull out. From their point of view., the important factor is killing NATO troops. Number of Taliban killed is not important in their calculation. Apparently, they think they can sustain high casuality rates

The TACTICAL implemetation of their strategy is to send as many Taliban across the border as possible. It seems they think that skill level is not as important as numbers. There mission is killing as many NATO as possible. Therefore, they are not engaging in hit hand run. They take some ground expecting that this will force NATO to engage with the Taliban. And engagement will result in NATO casualite. I am sure they realize that holding ground will result in NATO bringing their supperior air and artillery to bear and that they will take high casualites. This is considered acceptable IF it also means that NATO will take casulties.

[discussione dei punti precedenti e traduzione con riassunto per chi
non sa l'inglese)

Se questa interpretazione è corretta, cosa che penso sia, i Talebani
stanno concentrando i loro sforzi e le loro truppe contro le forze
NATO e non contro le forze USA, dato che percepiscono le forze NATO
come vulnerabili dal punto di vista politico in caso di perdite e
forse meno efficaci ed efficenti delle truppe USA in battaglia.
Perdite elevate significa, secondo i talebani, che i governi
ritireranno le truppe.

Cercando di causare il maggior numero di perdite alle forze NATO nel
sud, i talebani stanno non solo buttando in Afghanistan tutta la carne
da cannone di cui dispongono, ma la stanno usando per conquistare e
tenere delle posizioni, sperando di spingere le truppe NATO in
combattimento ravvicinato e magari riuscire a infliggere un certo
numero di perdite (magari sopraffacendo un plotone, con un po' di
fortuna).

Apparentemente, i Talebani hanno assemblato gruppi della dimensione di
una Compagnia o di un Reggimento (100-300 uomini) a questo scopo.
Credo che da parte dei militari NATO la cosa non sia passata
inosservata e, dato che la strategia era dichiarata, hanno deciso di
lasciarli fare.

Una volta data al nemico abbastanza corda, le forze NATO hanno
posizionato le loro forze di terra in posizioni di blocco e di difesa,
e hanno usato l'aviazione per martellare i talebani, mentre da terra
impedivano loro di fuggire, ritirarsi o semplicemente muoversi.

Tutta la strategia sembra non aver funzionato gran che, dato che il
numero dei morti della NATO è basso, e non sembra aver un effetto
politico particolare. In compenso, il numero di morti dei talebani è
talmente alto da far pensare ad un mattatoio, o alle offensive suicide
iraniane durante la guerra Iran/Iraq.

Questa situazione mi fa venire in mente (IMHO) un tentativo dei
Talebani di ripetere una Offensiva del Tet, alla Battaglia di
Stalingrado e alla Guerra d'Inverno tra URSS e Finlandia.

La Battaglia di Stalingrado, perché è una battaglia con motivazioni
prettamente politiche (provocare abbastanza perdite NATO da far
crollare il supporto politico alla guerra contro i Talebani) che non
tiene conto dei costi umani e materiali di una simile scelta.

La Guerra d'Inverno, per il pauroso gap tra le perdite da un lato e
quelle dall'altro. Solo che quella volta i finlandesi erano in netta
minoranza di mezzi e di uomini e combatterono magnificamente ed
intelligentemente le disordinate orde sovietiche, mentre adesso
abbiamo dei combattenti talebani che, in netta minoranza di mezzi e
con uomini malamente addestrati, compiono delle azioni militarmente
assurde e poco dissimili dal suicidio.

L'Offensiva del Tet, perché dovrebbe avere un impatto sulle opinioni
pubbliche europee, come lo ha avuto sulla opinione pubblica americana
nel 1968. Una offensiva militarmente disastrosa e politicamente
vincente (grazie alla stampa degli USA).

L'errore fondamentale sta nell'aver sottovalutato la forza e la
capacità delle truppe NATO di infliggere perdite pesanti e di subirne
poche.
Non una sorpresa, se si pensa che i paesi coinvolti hanno sostenuto
due guerre mondiali sul loro territorio, con gli eserciti più potenti
dell'epoca. Evidentemente, al contrario di quello che pensano alcuni
americani e molti islamici, il pacifismo europeo non è un tratto
genetico selezionato dalle due guerre mondiali ma solo uno sfogo
dell'antiamericanismo di sinistra e di destra.

Un'altro errore fondamentale è stato quello di pensare che i paesi
NATO fossero maturi per cedere in Afghanistan, come molti hanno ceduto
in Iraq (Italia in testa, ma anche altri).
Al contrario, la valutazione è stata errata in più punti:

Primo, ritirandosi dall'Iraq, i governi europei tendono a distanziarsi
dalla "guerra americana" a Saddam principalmente per ragioni interne
(antiamericanismo), ma non volendo in alcun modo essere percepiti come
deboli verso il terrorismo (lezione appresa negli anni 70 e 80) hanno
praticamente spostato le truppe dall'Iraq all'Afghanistan per marcare
il loro sostegno alla difesa di un membro della NATO (disertare gli
impegni di difesa di un membro della NATO sarebbe un passo molto grave
con gravi conseguenze di politica interna ed estera). Per quanto
detestino il rischio di perdite militari, nessun politico della NATO
vuole essere il primo a scappare dall'Afghanistan e rischiare di
ritrovarsi fuori dalla NATO e dal suo ombrello protettivo.

Secondo, il fatto che il contingente NATO sia formato da più nazioni
fa si che il conteggio delle perdite sia smembrato in numeri più
piccoli. Gli italiani riportano le vittime italiane, i francesi quelle
francesi e così via. Il che da l'impressione di un numero di morti
inferiore al reale.
Raramente viene fatto un totale complessivo come per le truppe USA in
Iraq. E dato che il contingente in Afghanistan è di molto inferiore a
quello in Iraq, il totale delle morti è molto più basso.
Sommando le due cose, il risultato sull'opinione pubblica è di una
notizia ogni tanto di qualche morto in azione.

Il che ci porta al Terzo punto.
Cioè, in Afghanistan manca la copertura mediatica che c'è in Iraq.
Il paese è mediamente più pericoloso (o percepito tale) da parte dei
giornalisti; quindi lo evitano come la peste (a parte quelli veri).
Data la carenza di vie di comunicazione, arrivano pochissimi filmati
della guerra e la copertura massmediale si limita praticamente a Kabul.
Aggiungiamo che la guerra in Afghanistan è una cosa imbarazzante per
la stampa (che tende pesantemente a sinistra in generale). Non può
essere negata la giustezza dell'intervento causato dal 9/11, ma non
può neanche essere enfatizzata troppo, perché va contro l'ideologia
politica della maggior parte dei giornalisti e dei politici.
Quindi le notizie vengono date con pochi dettagli, con parsimonia e in
modo sbrigativo, ogni volta che è possibile.
Questo rende la guerra meno visibile all'opinione pubblica sia nelle
notizie positive (ovviamente "Stiamo vincendo" non vende secondo il
giornalista medio), ma anche per quelle negative (il che rende la
strategia talebana inefficace).



Le notizie apparentemente negative di questo periodo coinvolgono il
ritiro da parte dell'Esercito pakistano dal nord ovest del paese (zone
tribali, Waziristan, etc.) dopo un accordo con i capi tribali.
Questo in pratica lascia la zona in mano alle tribù, ai talebani e
al-Qaeda.

Sebbene sia una notizia negativa, questo lascia il campo aperto alle
forze USA per poter agire indisturbate contro al-Qaeda e i talebani,
senza rischio di incontrare truppe pakistane o che le truppe pakistane
allertino i talebani una volta avvisate delle operazioni degli USA.

Se aggiungiamo che la forza incaricata di localizzare e neutralizzare
bin Laden e Zawahiri (e che ha neutralizzato Zarkawi) ha già
neutralizzato una base di al-Qaeda dentro il Pakistan dove si
addestravano le reclute per la guardia personale di bin Laden;
il il comandante dell'unità ha il permesso e privilegio di entrare in
Pakistan come e quando vuole se l'obiettivo dovesse essere individuato
"l'autorità segue l'obiettivo", senza chiedere permessi a nessuno.

Si sa già che il Pakistan non muoverà un dito e si limiterà ad una
protesta formale, se le incursioni avverranno solo in casi estremi.

Mirco

06 settembre 2006

Governo, Call Center e le Basi dell'Economia

Leggo le riflessioni di Michele Antonelli sulla questione dei Call center e mi trovo a scoprire l'ennesima persona intelligente che non ha nessuna nozione di economia reale, o per lo meno è molto brava a nasconderlo.

Gli errori basilari sono leggibili già dal primo paragrafo:
Il primo errore è la convinzione che il governo possa intervenire sulla dinamica salariale senza influenzare la dinamica occupazionale o, per semplificare, pensare che obbligare i datori di lavoro ad aumentare i salari non causerà una diminuzione degli occupati o uno spostamento dell'occupazione all'estero.
Il secondo errore è quando chiede se "Lettrici, lettori avete mai visto un mercato che si turba?".
I mercati si turbano per molto meno ed in Italia abbiamo visto abbastanza interventi statalisti che volevano controllare per legge i mercati. Già il fatto che le regole possano e vengano cambiate regolarmente, secondo la volontà di chi sta in un ministero o di una assemblea eletta con un margine dello 0,2%, produce una distorsione del mercato. Chi volesse investire, cosa dovrebbe pensare, se non che domani le regole potrebbero cambiare ancora per adeguarsi alla necessità politica di questo o quel partito? Ovviamente a spese degli investitori.
Il terzo errore è dare una connotazione moralistica alla discussione, dando agli imprendori degli "pseudo-imprenditori" e accusandoli di lamentarsi per il non poter comprare alla moglie la terza automobile. In primo luogo, se quegli pseudo imprenditori rischiano il loro capitale nelle loro imprese, trovo che sia più che giusto che possano godere tutti i frutti del loro lavoro nel modo che meglio credono. Se hanno una moglie che vuole la terza automobile, il problema è solo loro.
Il quarto errore è lamentare che il personale dei Call Center viene pagato poco e male, paragonandoli ad agenti di commercio. Se un dipendente di Call Center volesse fare l'Agente di Commercio cosa lo ostacola? Non risulta che i dipendenti dei Call Center vengano costretti con la forza a lavorarvi, tutt'altro. Quindi, l'unica risposta che mi so dare è che non trovino delle alternative migliori ai Call Center.
Il quinto è l'arrabbiarsi se "
La cosa grave è che Atesina minacciali Governo di spostare alcune attività di call center all’estero, dove troverà sicuramente il modo di triplicare i propri utili a scapito sicuramente di povera gente e società dove il costo del lavoro è addirittura a livelli di terzo mondo. "
Ovviamente, se Atesina sposta i Call Center nel Terzo Mondo vuol dire che troverà costi del lavoro da Terzo Mondo. Ma se fosse vero che "troverà sicuramente il modo di triplicare i propri utili", mi domando perché non lo abbiano già fatto comunque; anzi se fossi un loro azionista mi arrabbierei notevolmente se non lo facessero. In quanto alla "povera gente del Terzo Mondo", sono certo che sarebbero felici di essere sfruttati da una società che li facesse lavorare seduti davanti ad uno schermo di computer per 3$ al giorno invece di essere senza lavoro o a far mattoni di fango a 1$ al giorno.
La sesta è l'accusare gli imprenditori che lavorano all'estero e poi importano i prodotti in Italia per venderli di affossare l'economia nazionale. Un vecchio e ricorrente errore mercantilistico e protezionistico. Al contrario, se l'imprenditore e l'azienda italiana producono o comprano una merce all'estero e la vendono in Italia con profitto, aiutano comunque in modo indiretto l'economia italiana. Certo non aiutano chi viene spiazzato da quella merce, ma tutto il resto della popolazione ne ha un vantaggio economico certo (le restano più soldi in tasca). Con il risparmio generale prodotto, diventa possibile incrementare i consumi di altre merci e servizi.

Comunque, in una cosa Michele Antonelli ed io siamo (quasi) d'accordo:
"Il gioco correre all’estero per sfruttare la povertà altrui, prima o poi arriva alla fine".
Ma ovviamente non per le stesse ragioni.
La fine arriverà non perché qui si sarà più poveri a causa delle importazioni, ma perché di li saranno più ricchi e non avranno voglia di lavorare nei Call Center. E quindi la necessità di redistribuire la ricchezza (immagino sempre quella altrui, mai la propria) non si porrà, dato che si sarà risolta da sola.

L'ultimo paragrafo è divertente:" Nelle scuole e nelle università oltre che insegnare gli aspetti tecnici di un indirizzo, si dovrebbe creare un modo nuovo di pensare all’impresa, come un padre fa con i suoi figli. L’etica e il rispetto stanno prima di ogni cosa. "
Aggiungiamoci anche lo studio, prima di tutto, dei fondamenti dell'economia reale e non di quella immaginaria. Leggere Mises o Hayek non ha effetti collaterali.

04 settembre 2006

Mussulmani britannici che combattono con i Talebani

La parte migliore della notizia è che molti di questi finiranno per farsi ammazzare in Afghanistan.
La parte peggiore è che i sopravvissuti potrebbero ritornare con capacità militari maggiori e la formazione ideologica per far danni in Europa.
La domanda più maliziosa è "Quanti sono i cittadini britannici mussulmani che combattono in Afghanistan contro i Talebani?".

02 settembre 2006

Vittime innocenti

Be' fino ad un certo punto:

Hizballah organizing children's militias: "A nation with suicide children is a victorious one." - Nasrallah deputy

Una posizione che Diliberto troverà "perfettamente normale"(TM).

Interessante anche l'età dei miliziani: 10-15 anni (perfettamente a norma con la legge Islamica immagino - avranno guardato se avevano i peli pubici prima di arruolarli).

Test antimissile positivo

Ottima notizia.
Questo non può che far piacere, data la tendenza degli ultimi anni alla proliferazione nucleare di stati governati da fanatici.
Basta che lo mettano in servizio al più presto anche per l'Europa.

Altro su Archontan

"Invito" all'Islam da parte di al-Zawahiri per gli americani

Le possibilità sono due, o al-Qaeda è incapace di mettere a segno un attacco decente contro gli USA e quindi è in gran parte ridotta a fare video propagandistici nascosta dentro un buco nel terreno come altri leader islamici e a combattere gli americani nei paesi islamici.
Oppure sta preparando qualche cosa di grosso.

In entrambi i casi non ne verrà nulla di buono per loro.
Più violenza negli USA significa ricordare agli elettori americani che la guerra non è finita, è personale e che stare sulla difensiva non paga comunque.
Per non dire che il clima per gli islamici in USA peggiorerebbe considerevolmente.

30 agosto 2006

BEAR robot al salvataggio

Interessante sviluppo.
Il prototipo è costruito per i tipi del Pentagono che vogliono qualche genere di robot per recuperare e mettere al sicuro i soldati feriti sul campo di battaglia.
Il prototipo del BEAR (Battlefield Extraction and Retrieval Robot) è stato prodotto dalla Vecna Robotics per conto del DoD.
Se il prototipo supererà i test, non è improbabile che lo vedremo entro pochi anni sui campi di battaglia con i soldati USA.
Dalla forma e dalle immagini che rappresentano il BEAR direi che appare piuttosto agile e antropomorfo. Data la forza che deve essere in grado di sviluppare per sollevare e trasportare un soldato su una distanza elevata non dovrebbe essere un avversario da sottovalutare nei corpo a corpo. Probabilmente il prototipo e la eventuale produzione di serie delle prime versioni non sarà abbastanza agile e rapida da tenere testa ad un umano in un combattimento corpo a corpo, ma le versioni successive potrebbero essere ben all'altezza di un simile compito.
Di sicuro ricevere un colpo dall'arto superiore del robot non sarà una cosa piacevole.
Il robot appare in grado di rialzarsi facilmente, se rovesciato a terra e, con degli arti adatti, manipolare l'ambiente che lo circonda.

Interessante anche il fatto che, tra le applicazioni previste del BEAR, c'è anche l'utilizzo a livello opsedaliero o domestico del BEAR come ausilio per la movimentazione dei soggetti con gravi disabilità fisiche. Di sicuro il BEAR sarà molto popolare tra le infermiere negli ospedali e nelle case di riposo. Di sicuro la mia schiena ringrazierà molto.

Hezbollah: soldi facili, soldi falsi

Tblog: Hezbollah: soldi facili, soldi falsi
Divertente questa notizia riportata da Tblog.
Non mi stupirebbe particolarmente se fosse vera.
Nelle condizioni finanziarie in cui si trova, l'Iran non ha il denaro per ricostruire l'arsenale di Hezbollah in breve tempo, a meno che non decida di svuotare il suo. Non che la popolazione iraniana sia particolarmente felice di investire ogni anno 250 milioni di $ in Hezbollah.
Quindi, di soldi da spendere per ricostruire le case libanesi, fossero anche solo quelle degli shiiti fedeli a Hezbollah, non ci sono proprio.

Quindi ci sta tutta una manovra propagandistica per far finta di pagare soldi veri a una figurante, senza pagare poi nessuno in realtà; oppure di pagare con soldi falsi. Probabilmente potrebbe trattarsi solo di un mix delle due cose.
I miliziani più fedeli e importanti saranno risarciti dei danni subiti per intero, mentre altri riceverano somme molto meno importanti, in tutto o in parte con soldi falsi.

Interessante questi articoli su Le Guerre Civili, dove si parla di una interessante mossa strategica di USA e Israele, per vedere il bluff dei pacifinti terzomondisti europei e metterli nelle condizioni di far vedere esattamente quello che valgono; in un'altro articolo, Le Guerre Civili parla anche del petrolio, del gas naturale e delle condotte che girano per il mondo e di come sono legate alla politica mondiale di tutti i paesi, senza distinzioni.
In quest'ultimo articolo il mio commento è che, nel tentativo di assicurarsi dal controllo dei concorrenti / alleati, moltissimi paesi produttori stanno sviluppando reti di distribuzione del gas e del petrolio che, alla fine, sono ridondanti. Non posso far a meno di notare che l'invasione USA dell'Iran avrebbe come conseguenza l'apertura all'Occidente di tutto il Centro Asia, tagliando fuori completamente la Russia. Lo stesso effetto avrebbe anche la costruzione di un tratto di condutture che attraversasse il Mar Caspio e collegasse le condotte dell'Azerbaijan a quelle del Kazakistan e del Turkmenistan.

22 agosto 2006

Scandalo Oil for Food e ONU

Norway mum on Iraqi bribes - Aftenposten.no

Risulterebbe dall'articolo pubblicato da Aftenposten che non solo 2.000 compagnie sono state implicate nello scandalo "Oil for Food", ma che il governo norvegese, attraverso il suo ambasciatore all'ONU sapesse bene quello che succedeva, ma che si sia guardato dal denunciare la cosa per paura di perdere delle commesse in Iraq.

Alla faccia di quelli che protestavano con lo slogan "No blood for oil"; questi sono i classici corrotti che poi vengono a farti la morale.
Tutti pronti ad aiutare Saddam pur di salvare gli affari.

20 agosto 2006

Ammutinamento sul Volo 613 in Spagna

L' ammutinamento dei passeggeri sul volo 613 mostra che la situazione emotiva dei comuni passeggeri inglesi è molto vicina al punto di rottura.

L'articolo del Daily Mail chiarisce che il comportamento dei passeggeri non è stato particolarmente emotivo durante la protesta, semplicemente si sono rifiutati di imbarcarsi o sono scesi dall'aereo, in quanto percepivano i due "asiatici" (vocabolo usato nella stampa inglese per indicare i pakistani) come una minaccia alla loro sicurezza e a quella del volo.

Molti passeggeri erano con le loro famiglie in vacanza e non volevano rischiare. In un volo commerciale con individui soli che si muovono per lavoro, probabilmente non sarebbe accaduto; la maggioranza avrebbe ingoiato i dubbi invece di esprimerli.
Notare che sono stati i passeggeri più giovani a dire "quelli assomigliano ad attentatori", il che mi porta ad accostare la cosa alla favola dei "Vestiti nuovi dell'Imperatore".

La cosa più preoccupante o confortante è che i passeggeri non si sono comportati in modo emotivo o irrazionale mentre abbandonavano l'aereo o rifiutavano di imbarcarsi, il che indica che il comportamento era dettato da una percezione di pericolo probabile ma non imminente, che ha fatto loro compiere una scelta razionale.

"Some of the older children, who had seen the terror alert on television, were starting to mutter things like, 'Those two look like they're bombers.'

"Then a family stood up and walked off the aircraft. They were joined by others, about eight in all. We learned later that six or seven people had refused to get on the plane.

"There was no fuss or panic. People just calmly and quietly got off the plane. There were no racist taunts or any remarks directed at the men.

"It was an eerie scene, very quiet. The children were starting to ask what was going on. We tried to play it down."
Le persone assegnano un determinato livello di fiducia agli sconosciuti, spesso in modo razionale, altre volte in modo inconscio. Alcune caratteristiche evidenti possono modificare il livello di fiducia che viene assegnato allo sconosciuto: ad esempio il luogo in cui lo si incontra, il colore della sua pelle, i vestiti che indossa, la lingua che parla e molti altri fattori.
Quello che si può dedurre è che il livello di fiducia che i passeggeri erano disponibili ad associare a due "asiatici", che parlavano in "arabo", e si comportavano in modo sospetto era tanto basso da non voler rischiare la vita delle proprie famiglie.

I mussulmani sono una minoranza con cui appare sempre più difficile convivere nel rispetto reciproco; quindi esiste un incentivo per i non mussulmani a dissociarsi sempre più dai mussulmani, o almeno da chi appare mussulmano. Non potendo distinguere tra un mussulmano buono e uno cattivo, tutti i mussulmani sono temuti. Dato che non esistono molti incentivi ad associarsi ai mussulmani, la conseguenza è che li si respinge sempre più.

19 agosto 2006

La Tempesta sull'Islam si addensa

Negli ultimi giorni ci sono sati parecchi post nella blogosfera inglese che chiedevano che si chiarisse quale dovrebbe essere la risposta dell'Occidente in caso un complotto terroristico come quello degli ultimi giorni in Inghilterra o peggiore riesca.
Insieme a questi c'è l'avviso ai mussulmani di smetterla di comportarsi come se il terrorismo islamico non fosse un loro problema; perché la tensione tra la popolazione dell'Occidente (ma forse sarebbe da dire di tutto il mondo) e la popolazione mussulmana sta continuando ad accumularsi e sta raggiungendo livelli pericolosi.


Muslims Be Warned: We Will Give You A Beating Worse Than Any Allah Has Given You Thus Far

Fitzgerald: What would have followed?


Dopo tutto, anche se i governi dovessero scegliere di non agire in modo energico, ci penserebbero gli elettori a risolvere la situazione in due modi:
  1. Cambiando il governo con uno più vicino ai loro orientamenti
  2. Prendendo la materia nelle proprie mani
Quello che trasforma una situazione difficile in una situazione disperata è il rifiuto delle comunità islamiche di isolare in modo efficace gli estremisti e di condannare in modo non equivoco gli atti di terrorismo.
Per ora, l'illusione che maggiore tolleranza, comprensione e comunicazione possano cambiare lo status quo tiene; ma si può dire che tiene più per un riflesso condizionato e la mancanza di volontà di adottare misure adeguate; l'idea che si possa incassare qualche colpo e lasciare il fenomeno esaurirsi da solo con il tempo e l'integrazione.

Quando l'illusione si dissiperà, inizieranno tempi molto duri per tutti.

Sfortunatamente non è così; molti islamici rifiutano di integrarsi nella società occidentale e si isolano nelle loro comunità, tentando di ricostruire la sociatà da cui provengono (a volte in modo anche più radicale rispetto all'originale).
Molti altri temono i loro connazionali, correligionari o parenti nelle comunità di immigrati e smettono spesso di tentare di integrarsi, dato che non arriva loro nessuna protezione dalle forze dell'ordine.
Quelli che nonostante le difficoltà cercano comunque di integrarsi, spesso pagano un prezzo fin troppo caro (la vita o più spesso l'isolamento sociale e il timore di aggressioni).

Interessante l'articolo di Diane West sul Washington Times, Retool U.S. war.


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