Gravità Zero - Divulgazione Scientifica: LIBRI ... ADDIO!
Leggo su Apogeo Online dell'incidente avvenuto sul blog Grazità Zero a proposito dell'articolo pubblicato contro la legge 133/2008 che impone agli editori di rendere scaricabili via internet i testi dei loro libri dall'anno 2011/2012, mentre permette alle scuole di adottare testi scaricabili online già quest'anno.
Ma glissiamo sulla cattiva educazione mostrata nel cancellare i commenti nel blog, senza rendere almeno palesi queste cancellazioni e senza dare una qualsiasi spiegazione per le stesse immediatamente, salvo poi dichiararsi vittima di minacce e offese.
Glissiamo anche sul fatto che l'autore, Massimo Auci, sia un fisico abbastanza rinomato nell'ambiente italiano, ma che non sa che i libri scaricabili online sono fruibili anche su supporti non cartacei tipo il Kindle e altri ancora e che la qualità di questi apparecchi sta migliorando rapidamente. Accettiamo il fatto che creda che un libro online si debba, per forza, stampare su carta per essere fruibile. Accettiamo che creda che si possa stampare solo in casa con la stampante laser e non sappia che esistono il print-on demand a prezzi competitivi (Lulu, ma anche tante tipografie, adesso sono in grado di produrre anche un limitato numero di libri, se non una singola copia, dato un file PostScript o PDF - rilegatura e copertina a scelta del cliente).
Glissiamo su tutte queste cose perché altri ( Luca Conti Antonio Tombolini ) se ne sono occupati e hanno criticato ampiamente la posizione del Dottor Auci.
Quello che viene trascurato è che nelle scuole di ogni ordine e grado, le materie di insegnamento sono per lo più sempre le stesse e che gli argomenti trattati sono sempre gli stessi per ogni materia. Mi risulta quindi incomprensibile come sia possibile che i libri utilizzati oggi debbano, per forza, essere cambiati l'anno successivo o anche dieci anni dopo. La storia, la geografia, la matematica, la letteratura non mi risulta siano argomenti che sono soggetti a cambiamenti e di sicuro non a cambiamenti repentini. Magari, per la geografia politica, si potrebbe fare un fascicolo a parte per rispecchiare le modifiche recenti. Lo stesso potrebbe valere anche per materie tecniche, più soggette ad evoluzioni rapide.
Quindi, se quello che si deve insegnare è, per il 99%, lo stesso quest'anno come quello precedente, perché non pagare una volta sola per avere un testo, o una serie di testi, disponibili con licenza Creative Commons (in particolare la Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 2.5) o simili? Pagheremmo l'autore, volentieri, una volta sola, per il suo lavoro. Dopo di che l'opera rimarrebbe a disposizione di tutti coloro che volessero farne uso. Ma sopratutto, perché non chiedere ai professori, ai maestri e alle scuole di spiegare pubblicamente perché si deve adottare il testo sotto copyright invece di un testo libero e gratuito per tutti? Se un maestro o un professore ritiene che il testo non è completo, può sempre scrivere e rilasciare con una licenza aperta una aggiunta al testo che chiede di adottare. E ci mette il suo nome e cognome sopra e si prende la responsabilità di quello che insegna. Oppure può decidere di integrare con parte di un'altro testo libero e approvato per l'uso nelle scuole.
Se mi si dice che è impossibile trovare persone disponibili a scrivere libri in questi termini, vorrei far presente che negli USA e in altre parti del mondo si fa già da tempo sia nelle scuole che all'università. Ad esempio Freescience, Physicsforfree, Motion Mountain, Light and Matter, e chissà quanti altri. Per non parlare delle iniziative delle Università americane (e non solo) che rendono disponibili i corsi online completi e gratuitamente: OpenCourseWare del MIT (1800 corsi, molti con l'audio e il video delle lezioni e i testi da studiare scaricabili, alcuni dei quali pure tradotti), Stanford on iTunes, Notre Dame OpenCourseware, e poi molti altri che si possono facilmente trovare con Google. Tutta roba resa disponibile gratuitamente al grande pubblico per iniziativa degli stessi professori.
La realtà è che chi si lamenta di questo, coscientemente o meno, della perdita della greppia a cui mangiano professori, scrittori ed editori. Mi dispiace, ma questo è solo voler continuare a vivere di rendita. Che è sempre sbagliato, chiunque lo faccia, quale che sia il motivo. E significa solo che si ha paura che la qualità del proprio lavoro sia al di sotto di quello che un libero mercato considererebbe accettabile.
Il progresso della scienza e della tecnologie, oltre che il progresso economico, dell'Italia sono intralciati da una serie di gruppi che pretendono di mantenere le loro rendite di posizione, manco fossero dei feudatari medioevali. Il modello di business attuale, basato su copyright, scuola pubblica e irresponsabilità nell'adozione dei libri di testo comporta un costo ingiustificato per le famiglie (diretto se acquistano loro i libri prescritti oppure indiretto se l'acquisto è pagato dagli istituti con i soldi delle tasse) e un guadagno ingiustificato per gli editori e gli autori (perché l'utilità del prodotto non giustifica il costo, agli occhi dell'acquirente).
Leggo su Apogeo Online dell'incidente avvenuto sul blog Grazità Zero a proposito dell'articolo pubblicato contro la legge 133/2008 che impone agli editori di rendere scaricabili via internet i testi dei loro libri dall'anno 2011/2012, mentre permette alle scuole di adottare testi scaricabili online già quest'anno.
Ma glissiamo sulla cattiva educazione mostrata nel cancellare i commenti nel blog, senza rendere almeno palesi queste cancellazioni e senza dare una qualsiasi spiegazione per le stesse immediatamente, salvo poi dichiararsi vittima di minacce e offese.
Glissiamo anche sul fatto che l'autore, Massimo Auci, sia un fisico abbastanza rinomato nell'ambiente italiano, ma che non sa che i libri scaricabili online sono fruibili anche su supporti non cartacei tipo il Kindle e altri ancora e che la qualità di questi apparecchi sta migliorando rapidamente. Accettiamo il fatto che creda che un libro online si debba, per forza, stampare su carta per essere fruibile. Accettiamo che creda che si possa stampare solo in casa con la stampante laser e non sappia che esistono il print-on demand a prezzi competitivi (Lulu, ma anche tante tipografie, adesso sono in grado di produrre anche un limitato numero di libri, se non una singola copia, dato un file PostScript o PDF - rilegatura e copertina a scelta del cliente).
Glissiamo su tutte queste cose perché altri ( Luca Conti Antonio Tombolini ) se ne sono occupati e hanno criticato ampiamente la posizione del Dottor Auci.
Quello che viene trascurato è che nelle scuole di ogni ordine e grado, le materie di insegnamento sono per lo più sempre le stesse e che gli argomenti trattati sono sempre gli stessi per ogni materia. Mi risulta quindi incomprensibile come sia possibile che i libri utilizzati oggi debbano, per forza, essere cambiati l'anno successivo o anche dieci anni dopo. La storia, la geografia, la matematica, la letteratura non mi risulta siano argomenti che sono soggetti a cambiamenti e di sicuro non a cambiamenti repentini. Magari, per la geografia politica, si potrebbe fare un fascicolo a parte per rispecchiare le modifiche recenti. Lo stesso potrebbe valere anche per materie tecniche, più soggette ad evoluzioni rapide.
Quindi, se quello che si deve insegnare è, per il 99%, lo stesso quest'anno come quello precedente, perché non pagare una volta sola per avere un testo, o una serie di testi, disponibili con licenza Creative Commons (in particolare la Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 2.5) o simili? Pagheremmo l'autore, volentieri, una volta sola, per il suo lavoro. Dopo di che l'opera rimarrebbe a disposizione di tutti coloro che volessero farne uso. Ma sopratutto, perché non chiedere ai professori, ai maestri e alle scuole di spiegare pubblicamente perché si deve adottare il testo sotto copyright invece di un testo libero e gratuito per tutti? Se un maestro o un professore ritiene che il testo non è completo, può sempre scrivere e rilasciare con una licenza aperta una aggiunta al testo che chiede di adottare. E ci mette il suo nome e cognome sopra e si prende la responsabilità di quello che insegna. Oppure può decidere di integrare con parte di un'altro testo libero e approvato per l'uso nelle scuole.
Se mi si dice che è impossibile trovare persone disponibili a scrivere libri in questi termini, vorrei far presente che negli USA e in altre parti del mondo si fa già da tempo sia nelle scuole che all'università. Ad esempio Freescience, Physicsforfree, Motion Mountain, Light and Matter, e chissà quanti altri. Per non parlare delle iniziative delle Università americane (e non solo) che rendono disponibili i corsi online completi e gratuitamente: OpenCourseWare del MIT (1800 corsi, molti con l'audio e il video delle lezioni e i testi da studiare scaricabili, alcuni dei quali pure tradotti), Stanford on iTunes, Notre Dame OpenCourseware, e poi molti altri che si possono facilmente trovare con Google. Tutta roba resa disponibile gratuitamente al grande pubblico per iniziativa degli stessi professori.
La realtà è che chi si lamenta di questo, coscientemente o meno, della perdita della greppia a cui mangiano professori, scrittori ed editori. Mi dispiace, ma questo è solo voler continuare a vivere di rendita. Che è sempre sbagliato, chiunque lo faccia, quale che sia il motivo. E significa solo che si ha paura che la qualità del proprio lavoro sia al di sotto di quello che un libero mercato considererebbe accettabile.
Il progresso della scienza e della tecnologie, oltre che il progresso economico, dell'Italia sono intralciati da una serie di gruppi che pretendono di mantenere le loro rendite di posizione, manco fossero dei feudatari medioevali. Il modello di business attuale, basato su copyright, scuola pubblica e irresponsabilità nell'adozione dei libri di testo comporta un costo ingiustificato per le famiglie (diretto se acquistano loro i libri prescritti oppure indiretto se l'acquisto è pagato dagli istituti con i soldi delle tasse) e un guadagno ingiustificato per gli editori e gli autori (perché l'utilità del prodotto non giustifica il costo, agli occhi dell'acquirente).