Il decalogo comparso su FINANZIARIA 2007 è sicuramente interessante, ma denota la solita ignoranza italiana delle leggi economiche e del comportamento umano e appare particolarmente populista; analizziamo i vari punti:
1) L'accesso al credito con un fondo pubblico di garanzia non dovrebbe essere disponibile solo ai lavoratori flessibili, ma a tutti i lavoratori a basso reddito (da definire basso). La gestione dovrebbe essere lasciata alle banche, che dovrebbero essere responsabili delle varie insolvenze e solo per quei crediti che servono all'acquisto di beni durevoli (casa, auto, frigoriferi e simili), non certo per finanziare il consumo. Queste cose vanno specificate bene, altrimenti si parte con una idea e si finisce con il risultato opposto.
In questo modo, in particolare per il credito all'edilizia (per la costruzione o l'acquisto di una casa), l'intervento di un fondo pubblico che non ha scopo di lucro diretto, può facilitare l'accesso al credito e permettere all'acquirente di pagare un tasso di interesse molto basso (tendenzialmente solo l'EURIBOR). Questo, nelle condizioni attuali significa che il tasso di interesse da pagare sarebbe inferiore di almeno 1% (dal 4% al 3%, in questo momento, e permetterebbe a molte persone con redditi bassi di comprare una casa o di costruirla accendendo un mutuo (quindi garantito dal valore della casa) di durata o di importo molto inferiore all'attuale. In particolare dovrebbero essere avvantaggiati i richiedenti che prevedono di pagare nel minor tempo possibile il mutuo e non dovrebbero esserci penalità di nessun genere per chi lo volesse pagare anticipatamente.
2) "Il lavoro o la formazione offerta devono essere commisurate al curriculum del lavoratore stesso." Questo è un punto importante. Perché un lavoratore atipico dovrebbe avere il diritto di rifiutare un corso di formazione o un lavoro che non siano commisurati al suo curriculum?
Se il concetto fosse "commisurati alle sue capacità" se ne potrebbe parlare perché, per esempio, non ha senso pretendere di aggiornare un tecnico di laboratorio con un corso pensato esclusivamente per i tecnici di radiologia.
Ma se la tipologia di lavoro che uno possiede è obsoleta e non c'è richiesta, perché dovremmo essere tenuti a pagarlo per mantenersi in una posizione obsoleta e improduttiva?
3) "Banda larga dagli enti locali"
Qui ci si infila nella follia più acuta.
Gli enti locali sono forse mai stati un esempio di gestione oculata e produttiva, pronta ad accettare l'innovazione tecnologica in anticipo rispetto ad altri?
Non mi risulta.
Molto meglio sarebbe eliminare tutte le barriere che impediscono a consorzi di privati di entrare nel mercato della banda larga locale e impediscono a privati di creare reti locali liberamente per utilizzarle oppure per rivendere il servizio ad altri (qui mi riferisco principalmente alle reti wireless tra privati).
Se la gestione fosse demandata agli enti locali, finirebbero per fornire un servizio scadente e obsoleto, magari spendendo il denaro per portare la linea ADSL alla baita di qualche politico o amico del sindaco, invece di costruire una rete wireless che serva una popolazione più ampia; il tutto adducendo scuse tecniche o legali.
Una deregolamentazione intelligente in questo campo aprirebbe la strada alla forza creativa del mercato e il problema si risolverebbe in gran parte da solo.
4) Compensi minimi.
L'idea di regolamentare il compenso minimo degli atipici in relazione al lavoro svolto e a dove lo svolgono è assolutamente fuori dal mondo. L'effetto che otterrebbe è di spingere i sindacati e i gruppi politici a fare delle leggi che impongano minimi elevati (per farsi vedere come difensori dei lavoratori) e questo spingerebbe i lavori a basso valore aggiunto fuori dal mercato.
Il massimo che si può fare è di decidere qual'è la paga oraria minima che deve essere corrisposta dal datore di lavoro, e quel minimo deve essere molto basso, per non incidere sui livelli di occupazione.
Questa proposta non tiene conto che un compenso minimo si traduce nella disoccupazione per tutti quei lavoratori che hanno lavori con una produttività bassa; semplicemente il datore di lavoro smette di avere un interesse economico nel farli lavorare (non guadagna) e quindi ha tre scelte: A) spostare la produzione dove i costi sono inferiori; B) automatizzare la produzione; C) cambiare tipologia di prodotto o servizio.
Una paga oraria bassa permette di assumere anche lavoratori che producono poco (i motivi della scarsa produttività possono essere molti), una paga oraria elevata costringe a licenziarli.
Questo non vale per i dipendenti statali, dato che lo stato può passare il costo dei suoi dipendenti ai contribuenti attraverso tasse, tariffe e altri tipi di estorsione.
6) Questo punto è interessante.Il sostegno ai nuovi nati è una priorità di ogni società che voglia durare (non alle madri - e i padri, invece, contano niente?). Se queste tutele sono giuste e necessarie, dovrebbero essere per tutti e non solo per alcuni sfortunati.
Per prima cosa, il costo delle assenze di maternità dovrebbe essere fatto ricadere direttamente sulla collettività e non sul datore di lavoro (questo eviterebbe che un datore di lavoro trovi conveniente liberarsi delle dipendenti gravide o con figli e sia restio ad assumere donne giovani e senza figli).
In secondo luogo, bisognerebbe incentivare la madri e i padri che lavorano ed hanno figli, con detrazioni molto superiori a quelle che riceverebbero se fossero disoccupati. Sarebbe dannoso creare una classe di proletari che derivano parte o tutto del loro sostentamento dal numero di figli che producono e che, in modo parassitario, si fanno mantenere dalla collettività che magari lavora e non ha i soldi per mettere su famiglia.
8) L'unico modo per calmierare gli affitti è quello di aumentare l'offerta di case in affitto o di case in vendita, di modo da ottenere una diminuzione sostenibile degli affitti e dei prezzi delle case.
Un intervento legislativo servirebbe solo a intralciare il mercato e a far si che qualche fortunato (i soliti) ottenga affitti a prezzo politico e il resto della gente rimanga senza la possibilità di trovare una casa. Limitare artificialmente gli affitti o i prezzi delle case significa che chi affitta non ha interesse ad affittare (perché non guadagna abbastanza per giustificare questa scelta) e anche l'aumento dell'ICI sulle case sfitte significa solo che invece di tenerle sfitte preferiranno venderle. Per non dire che ci sono molti modi per far apparire occupata una casa sfitta e quindi mettersi al riparo dall'aumento dell'ICI.
9) A che serve il " Raddoppio delle borse di studio e degli assegni di ricerca per dottorati e ricercatori."?
Se raddoppiassero i progetti di ricerca, saremmo tutti d'accordo. Ma pagare il doppio di persone sensa sapere prima che cosa faranno mi pare demagogico.
Permettere ad aziende, consorzi di aziende e privati di detrarre dall'imponibile il denaro donato o investito in ricerca sarebbe molto più utile; in particolare se la ricerca viene attuata nelle università. Si creerebbero un sistema che ha l'incentivo a spendere di più in ricerca e sviluppo di tecnologico e scientifico anche per applicazioni pratiche e non solo per qualche vago interesse scientifico astratto (teniamo conto che un ambiente che fa ricerca a breve termine crea la domanda per ricerca a lungo termine, dato che la seconda diventa necessaria per mantenere la prima costantemente attiva e produttiva).
10) Su questo io sarei molto più severo.
Ogni elettore che riceva un compenso dallo stato, cioè dal denaro pubblico che lo stato ricava dalle tasse dei cittadini, non dovrebbe poter votare. Questo eviterebbe che un gruppo di cittadini voti un gruppo politico per ottenerne in cambio sussidi, sovvenzioni e pensioni varie. Il politco che usasse le casse dello stato per beneficiare i suoi elettori perderebbe i voti dei beneficiati e si troverebbe in una situazione peggiore prima.
In breve, il 51% della popolazione potrebbe votare per un governo che passasse una legge che da loro la pensione pagata dal restante 49% della popolazione, ma alla elezione successiva il 49% della popolazione, che a qual punto rappresenta il 100% degli elettori, può votare un governo che tolga la pensione a quel 51% della popolazione, che all'elezione successiva può di nuovo votare.
Ovviamente un singolo dovrebbe mantenere il diritto di rifiutare pensione, sussidi, etc. per mantenere il diritto al voto.
2 commenti:
ciao mirco, noto una certa 'severità' nelle tue argomentazioni, ma come giustifichi la colossale 'truffa intergenerazionale' che si è sviluppata negli anni settanta e ottanta a danno della generazione successiva (cioè coloro che oggi hanno tra i 20 e i 40 anni)?
in altre parole, vi è stata - attraverso la creazione di un colossale debito pubblico che non ha tenuto conto del vincolo di bilancio intertemporale - il trasferimento di ingenti risorse dal futuro (che sarebbe oggi) al presente (di allora). una generazione di parassiti ha letteralmente 'spolpato' la società (attraverso un sistema pensionistico retributivo, pensioni generosissime e precoci, impieghi statali e nelle grandi imprese assimilabili più a rendite che a veri lavori, posto di lavoro inamovibile, sistema sanitario universale, equo canone, ecc), riservandosi una marea di diritti e privilegi (che oggi vengono definiti 'diritti acquisiti'), che hanno di fatto in larga parte prodotto l'attuale ricchezza delle famiglie italiane.
si tratta, esattamente, di quei diritti che ora vengono negati ai giovani, proprio nella misura in cui ciò è funzionale alla conservazione dei privilegi di quella che è stata definita di recente - e con poca dose di autocritica - la 'generazione fortunata', cioè i nati tra il 1935 e il 1955. la riforma del sistema pensionistico, ma anche del mercato del lavoro, ne sono chiari esempi.
a questo punto, dovresti spiegare come risolvere questo 'conflitto intergenerazionale', perché affidarsi a meccanismi del tipo di quelli da te delineati porterà ineluttabilmente all'estinzione della società italiana. i giovani non sono rappresentati e sono troppo pochi per cambiare lo status quo.
perché non mi dici cosa pensi del mio 'manifesto': www.democraziagiovanile.it
giancarlo (quello di estropico ;-)
Intanto, io non giustifico la "truffa intergenerazionale" degli anni 70 e 80; anche perché ne sono una vittima.
La spiegazione che ne posso dare è che, negli anni 70 e 80, hanno preferito allargare i cordoni della borsa per evitare che le tensioni esistenti potessero esplodere in violenza politica generalizzata.
E poi ci hanno preso gusto.
La soluzione, in linea generale, è quella di buttare fuori lo stato (regioni, comuni ed enti pubblici in generale) dalla genstione dell'economia.
La creazione di fondi pensionistici privati personali dovrebbe essere incentivata e dovrebbe esserci l'opzione di trasferire i propri versamenti all'INPS in questi fondi. Ovviamente decadrebbe la copertura dell'INPS.
Ma l'esperienza cilena mostra che la cosa funziona su base volontaristica (tutti passarono al sistema privato, a parte coloro vicini alla pensione) e venti anni dopo il sistema continua a funzionare adeguatamente bene.
Da notare che è l'unico sistema dove se del fondo pensione individuale rimane qualche cosa alla morte del proprietario, questo passa agli eredi.
Ridurre fortemente le tasse e i servizi forniti dallo stato è un'altro punto;
liberalizzare (non come questo governo sta facendo) la concorrenza nelle categorie protette è un'altro.
Ma c'è da scriverci un libro sull'argomento, non solo un post.
Posta un commento