I ricercatori alla Joseph Fourier University hanno sviluppato un nuovo tipo di fuel cell che utilizza ossigeno e glucosio per produrre energia elettrica e può essere impiantata in un organismo vivente (in questo caso dei ratti) senza contaminare il corpo del soggetto. Le GBFC (Glucose Bio Fuel Cell) hanno dimostrato intensità di picco pari a 24,4 microwatt per millilitro di volume, meglio di molte batterie per pacemaker. La ricerca è stata pubblicata da PLoS. La speranza dei ricercatori (e la mia) è di sviluppare metodi di dare energia a tutta una serie di dispositivi di monitoraggio e di cura inseriti all’interno del corpo umano. Attualmente questi dispositivi devono utilizzare batterie che devono essere cambiate periodicamente (chirurgicamente) oppure devono essere ricaricate attraverso induzione elettrica. La potenza massima prodotta è stata di 6,5 microwatt e la potenza continua di 2 microwatt per 11 giorni. Il tutto utilizzando il fluido extracellulare del ratto. Il team spera di poter iniziare la sperimentazione sui maiali al più presto, in attesa di avere abbastanza dati da poter iniziare una sperimentazione nell’uomo.
Se questo tipo di tecnologia si sviluppa adeguatamente, l’inserimento di impianti artificiali tecno-organici nel corpo umano diventerà molto più appetibile, senza la necessità di ricaricarli in modo poco conveniente.
Il signore dell’articolo precedente sarebbe ben felice di avere una serie di fuel cell impiantate che alimentino il suo cuore artificiale, invece di uno zainetto da 6 kg da portarsi dietro. Anche se, per ottenere la potenza necessaria, le fuel cell dovrebbero essere connesse al sistema circolatorio in modo diretto.