Novartis ha annunciato che vuole ottenere il permesso di utilizzare “pillole intelligenti” con dei microchip al loro interno nei prossimi 18 mesi. La tecnologia in questione è stata sviluppata dalla Proteus Biomedical (stata acquisita dalla Novartis per 24 milioni di $). Il chip trasmette dati ai sanitari in modo da permettere di verificare la corretta assunzione dei farmaci e di modificare la prescrizione secondo le richieste del paziente.
I farmaci utilizzati non cambiano, ma il chip all’interno della pillola, una volta arrivato nello stomaco ed esposto ai succhi gastrici, si attiva comunicando l’ora di attivazione ad un cerotto sulla pelle del paziente. Il cerotto ritrasmette il segnale ad uno smartphone (buon motivo per comprarne uno se non lo avete ancora) che a sua volta lo ritrasmette al medico. Questo assicura il vostro medico che stiate prendendo i vostri farmaci nelle quantità e tempi previsti. Altri dati potrebbero essere trasmessi, come la temperatura corporea o la frequenza cardiaca.
La Novartis vuole iniziare ad introdurre questa tecnologia nei medicinali usati per controllare il rigetto nei pazienti trapiantati. Ma i problemi maggiori vengono dal rispetto della privacy (i dati possono essere capatati da altri?) oppure dal rispetto della libera scelta del paziente nel caso di terapie psichiatriche (il paziente sta prendendo oppure no la sua dose di Acido Valproico oppure di Litio oppure di Clozapina?).
Paranoie a parte, le possibilità offerte dai microchip nei farmaci sono enormi, come ad esempio seguire esattamente l’assunzione di farmaci e gli effetti di ogni singolo paziente e adattare il trattamento farmacologico in tempo reale (quasi sicuramente con l’uso di un computer che assista il medico, che altrimenti sarebbe sopraffatto dalla mole di dati da gestire).
Saranno intelligenti e coscienti. Sarà possibile insegnare loro, saranno sicuri e a buon mercato. Ci renderanno produttivi in modi che non abbiamo mai immaginato. I robot rinvigorirannol’industria e inietteranno nuova vita nell’economia. Renderanno le imprese più competitive. Eviteranno ai posti di lavoro di muoversi all’estero. Dimostreranno il potere della genialità americana.
I robot cambieranno il modo in cui pensiamo la produzione. E Heartland cambierà come pensiamo ai robot.
Sebbene sia in “stealth mode”, la modalità invisibile tenuta dalle aziende che stanno avvicinandosi a entrare sul mercato con i loro prodotti e servizi, per evitare che i concorrenti possano anticipare le loro mosse, la visione della Hearthland Robotics è chiara
Macchine e uomini che lavorano fianco a fianco.
Era considerata roba da fantascienza. Adesso è solo scienza. La robotico è progreditaal punto dove i robot industriali non sono più il dominio di pochi grandi produttori in una manciata di industrie. Preso ogni produttore sarà in grado – velocemente, a buon mercato, senza abilità tecniche particolari – di acquistare un robot e integrarlo nel processo di produzione.
e Rodney Brook l’ha spiegata chiaramente nel 2009 alla conferenza Maker Faire Bay Area 2009 e
Un articolo del Boston.com elenca i dirigenti e gli sviluppatori che lavorano per la Hearthland e sono nomi di spicco, già coinvolti in molti altri progetti di successo. L’articolista ha parlato con tre persone che hanno visitato l’azienda e visto le dimostrazioni della nuova tecnologia e tutte si sono dette impressionate, sebbene abbiano ancora dubbi sui tempi necessari per perfezionare e commercializzare un robot generalista. Il robot appare umanoide dal torso in su, su una stazione mobile ma non semovente, con due braccia dotate di manipolatori e una telecamera dove dovrebbe stare la testa. Il robot può essere addestrato a compiere delle operazioni ripetitive semplicemente muovendo i manipolatori, niente software da scrivere. Il robot è in grado di sentire se ci sono persone vicine e quindi non è pericoloso per gli umani che lavorano nelle vicinanze.
Il target del prezzo è di 5.000 $ (quanto, per esempio, un tornio professionale).
Il robot ha l’obiettivo di sostituire la manodopera a bassa qualificazione, (ad esempio, gli assemblatori cinesi) a cui è richiesta una abilità manuale pari a quella di un comune bambino di 6 anni (per esempio assemblare la scatola dell’iPhone). Questo permetterebbe di rinnovare la base industriale e artigianale moltiplicandone la capacità produttiva di 10 volte almeno. Cosa di cui abbiamo disperatamente bisogno: dati i trend demografici attuali i paesi economicamente sviluppati vedranno il numero di persone che lavorano rispetto a quelle dipendenti diminuire vertiginosamente.
L’adozione da parte delle piccole e medie industrie permetterà, inoltre, una maggiore agilità nel soddisfare una domanda mutevole in brevissimo tempo. A sua volta, una ampia adozione di robot industriali a basso costo finanzierà lo sviluppo di robot per altre nicchie del mercato. Per non parlare del fatto che piattaforme robotiche a basso costo permetteranno di sperimentare utilizzi nuovi ed innovativi mai sognati prima.
Nel film Minority report, Tom Cruise controllava dei files multimediali attraverso una interfaccia collegata ai guanti che indossava. Adesso, con l’uso di Kinect di Xbox, potete farlo anche voi, senza guanti al modico prezzo di 150 $.
Garratt Gallagher, il creatore dell’interfaccia, mostra alcuni modi basilari per controllare l’interfaccia nel video che segue:
Questo non è il solo progetto innovativo a sfruttare l’interfaccia prodotta da Microsoft. Per esempio, uno studente del MIT ha collegato Kinect ad un Roomba della iRobot rendendolo in grado di percepire la presenza degli umani e rispondere ai loro ordini.
Tutti questi progetti si basano su pacchetti software Open Source (Linux in particolare) liberamente disponibili e gadget elettronici disponibili sul mercato consumer a prezzi abbordabili da qualsiasi tasca.
Ci si domanda se gli amministratori di Microsoft si rendano conto delle possibilità aperte da Kinect per il mondo PC e del fatto che è il loro miglior prodotto ad arrivare sul mercato da anni.
L’esplosione di nuove interfacce disponibili per il mercato consumer rende possibile, con il software Open Source, lo sviluppo di prodotti e applicazioni che rivoluzioneranno il modo di interagire, usare e sviluppare i dispositivi elettronici che usiamo tutti i giorni sia per lavoro che per divertimento. Non sorprende che qualcuno faccia fatica a comprenderne le possibilità.
Non solo i robot stanno sostituendo gli umani nelle catene di montaggio in compiti sempre più delicati grazie allo sviluppo di attuatori sempre più avanzati, ma stanno iniziando a fare la loro comparsa anche nel campo dell’agricoltura, che usa ancora moltissima manodopera umana.
Chi conosce il concetto di Vertical Farming può ben comprendere come si sposi perfettamente con la meccanizzazione spinta e la robotizzazione avanzata dell’agricoltura. Non solo per le fragole, ma per tutti i tipi di frutta e verdura. Le fragole in Giappone sono solo l’inizio. Altri tipi di frutti di bosco seguiranno. Poi la tecnologia, con il discendere dei costi e ripagati gli investimenti, potrà essere applicata anche a prodotti meno costosi come pomodori , zucchine, peperoni e melanzane. Il tutto per fornire al consumatore cibi migliori sia dal punto di vista del sapore che nutritivi.
Il maggiore problema per l’implementazione di questa tecnologia in Italia è l’elevato costo dell’energia elettrica. Ma, forse, se il piano per il nucleare va avanti potrebbe essere superato. A me non dispiacerebbe se, di fianco all’ipermercato, costruissero una fattoria verticale di 10 piani per produrre frutta e verdura fresca. Questo darebbe un significato differente alla frase “dal produttore al consumatore” e allo slogan “cibo a km zero”.
Non solo i robot stanno sostituendo gli umani nelle catene di montaggio in compiti sempre più delicati grazie allo sviluppo di attuatori sempre più avanzati, ma stanno iniziando a fare la loro comparsa anche nel campo dell’agricoltura, che usa ancora moltissima manodopera umana.
Chi conosce il concetto di Vertical Farming può ben comprendere come si sposi perfettamente con la meccanizzazione spinta e la robotizzazione avanzata dell’agricoltura. Non solo per le fragole, ma per tutti i tipi di frutta e verdura. Le fragole in Giappone sono solo l’inizio. Altri tipi di frutti di bosco seguiranno. Poi la tecnologia, con il discendere dei costi e ripagati gli investimenti, potrà essere applicata anche a prodotti meno costosi come pomodori , zucchine, peperoni e melanzane. Il tutto per fornire al consumatore cibi migliori sia dal punto di vista del sapore che nutritivi.
Il maggiore problema per l’implementazione di questa tecnologia in Italia è l’elevato costo dell’energia elettrica. Ma, forse, se il piano per il nucleare va avanti potrebbe essere superato. A me non dispiacerebbe se, di fianco all’ipermercato, costruissero una fattoria verticale di 10 piani per produrre frutta e verdura fresca. Questo darebbe un significato differente alla frase “dal produttore al consumatore” e allo slogan “cibo a km zero”.